Naturopatia e fertilità, il legame che non ti aspetti.
Aggiornamento: 31 mag
I fattori chiave che la influenzano, gli stili di vita, l’alimentazione e le integrazioni che fanno la differenza per favorirla e mantenerla nel tempo.

L’infertilità è uno dei temi caldi dei nostri tempi: la percentuale di coppie che negli ultimi anni ricorre alla procreazione medicalmente assistita (PMA) è in costante aumento. Ormai conosciamo tutto: i principali protocolli, le tempistiche, la percentuale di riuscita e gli effetti collaterali. Paradossalmente, però, di fertilità in senso stretto, intesa come somma di tutte quelle pratiche e stili di vita più adatti a promuoverla e a farla durare nel tempo, non si legge mai abbastanza. In questo articolo parlerò proprio di questo.
La fertilità, infatti, ancor prima di essere oggetto di una branca della medicina specialistica, rappresenta uno dei tanti aspetti del nostro benessere e come tale riflette il nostro stato di salute generale. Detto in parole povere: se ho un buon livello di salute generale, anche la mia capacità riproduttiva sarà funzionale (e viceversa, naturalmente). È quindi importante essere consapevoli del fatto che in presenza di difficoltà della sfera riproduttiva, tanto maschile quanto femminile, prima di arrivare a rivolgersi all’ambito specialistico e quindi alla procreazione medicalmente assistita, c’è molto che si può fare in ambito naturopatico, iniziando proprio dallo stile di vita, con un riequilibrio psicosomatico, e dando la giusta importanza a una corretta alimentazione.
Iniziamo con qualche dato. Oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’infertilità come l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti[1]. In Italia l’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie (nel mondo circa il 10-12%). Questa patologia interessa l’uomo nel 34.4% dei casi, la donna nel 35.5% dei casi, oppure entrambi (si parla in questo caso di infertilità di coppia) nel 15% della casistica. Vi è infine una percentuale minoritaria di infertilità cosiddetta idiopatica (ovvero senza causa nota) che coinvolge il 13,2% delle persone considerate sterili.
LA RETE PNEI A SUPPORTO DELLA FERTILITÀ
L’infertilità viene oggi considerata una condizione multifattoriale: risultante, quindi, dalla somma di diverse cause. Che non sono evidentemente solo ormonali, come saremmo portati a pensare, ma anche immunitarie, metaboliche, psicologiche e ambientali. L’interazione tra questi sistemi è detta PNEI[2], una disciplina relativamente nuova che riconosce l’organismo umano come una unità strutturata e interconnessa, in cui i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente.
In presenza di infertilità accertata, l'attuale pratica clinica tende a intervenire principalmente sulla sfera ormonale riproduttiva, mentre purtroppo si parla ancora poco dell’importanza dell’equilibrio immunitario se non per alcuni aspetti limitati, ad esempio, alla poli abortività, in cui ha acquisito un certo rilievo lo studio del profilo coagulativo a completamento dell’indagine sul rischio trombofilico, in alcuni casi accompagnata da screening genetici mirati (vedi MTHFR).
Tra gli aspetti metabolici dell’infertilità, invece, è importante chiamare in causa aspetti quali insulino resistenza e ipotiroidismo (talvolta subclinico, ovvero non ancora conclamato, quando a un moderato rialzo del TSH non corrisponde ancora un effettivo rialzo di fT4). In presenza di quadri caratterizzati da obesità/sovrappeso il potenziale riproduttivo può essere sensibilmente ridotto.
L’aspetto psicologico ha una sua importanza, soprattutto quando entrano in campo ansia, stress o disturbi dell’umore, e pertanto non andrebbe mai trascurato. Si parla infine di fattori ambientali quando vengono chiamate in causa svariate molecole, i cosiddetti interferenti endocrini, che si trovano appunto nell’ambiente e che vanno a interferire con il sistema endocrino umano a più livelli, tra cui quello procreativo.
Poiché questi fattori sono tutti fondamentali per promuovere la salute riproduttiva, già a partire dall’adolescenza (pensiamo ad esempio alla sindrome dell’ovaio micropolicistico ormai diffusissima tra le giovanissime), il naturopata non lavora per gerarchie di importanza, privilegiando ad esempio il fattore ormonale su quello metabolico, ma favorisce un contemporaneo riequilibrio di tutti gli ambiti coinvolti, proprio come insegna la PNEI.
CORRELAZIONE TRA FERTILITÀ E STRESS
Robert Sapolsky, figura di riferimento dell’attuale ricerca scientifica nelle implicazioni tra stress, neurodegenerazione e terapia genica, una volta ha affermato che “se hai un leone che ti insegue non stai sicuramente pensando a produrre sperma o ad ovulare”.
Se consideriamo che proprio gli ormoni dello stress – gli stessi che produrremmo a barili nel caso in cui fossimo davvero nel bel mezzo della savana inseguiti da un leone – di fatto inibiscono, bloccano e abbassano drasticamente la qualità della produzione di spermatozoi per l’uomo e di ovuli per la donna, il senso della frase non è poi così complesso da comprendere.
Il cortisolo, l’ormone dello stress più conosciuto, è in grado di alterare la struttura recettoriale degli ormoni coinvolti nella fertilità (progesterone, estrogeni, testosterone) inibendo completamente la catena produttiva delle nostre cellule sessuali. Uno studio del 2014[3] ha messo in evidenza come le donne con specifici marcatori dello stress siano due volte in più a rischio infertilità rispetto alle donne che non subiscono una condizione di stress costante o che sia comunque compensata da attività e fisica e pratiche di rilassamento.
IL RUOLO DELL’INFIAMMAZIONE
Parlando della relazione tra sistema immunitario e infertilità, è necessari rilevare che un costante e prolungato stato infiammatorio dell’organismo può alterare il nostro sistema riproduttivo. In presenza di infiammazione, infatti, l’organismo corre ai ripari attraverso citochine rilasciate dalle cellule immunitarie che, viaggiando con il sangue o con i grandi nervi cranici (come il nervo vago), sono in grado di portare segnali fino al cervello, influenzando sia le attività biologiche (febbre, fame, sazietà, ecc.) che quelle psicologiche (ansia, depressione). Queste citochine diramano un messaggio di costante “allerta” che induce il corpo ad andare in “riserva” limitando tutti i meccanismi considerati superflui alla sopravvivenza, tra cui anche la procreazione.
Tra i fattori che concorrono alla creazione di un quadro di infiammazione cronica, anche di basso grado, ricordiamo, tra gli altri: sindrome metabolica, scarsa gestione dello stress con elevati livelli di cortisolo, sindrome dell’intestino permeabile, stili di vita (sedentarietà, fumo), obesità, carenza di sonno.
Un altro fattore di primaria importanza, che fa sempre capo al nostro sistema immunitario, è il microbiota, ovvero l'insieme di tutti i microbi che abitano dentro e sulla superficie del nostro corpo: il loro numero è pari a 10 volte quello delle nostre cellule, e sono fondamentali per lo svolgimento di tutta una serie di processi che ci mantengono in salute. Nel caso specifico è importante che i tessuti e gli organi riproduttivi abbiano un microbiota sano così da contenere i livelli infiammatori, soprattutto nei casi di intossicazione cronica.
Dato per assodato che ad una condizione di stress cronico si associ uno stato altrettanto cronico di infiammazione a cui consegue una produzione costante di citochine che costringono l’organismo ad entrare in “riserva” limitando la funzionalità di meccanismi non imprescindibili per la sopravvivenza, riportare l’organismo a una condizione di equilibrio in taluni casi porta a riacquistare la fertilità: il che può tradursi nel miglioramento della motilità e del numero degli spermatozoi nell’uomo, ad esempio. Oppure in un ritorno dei cicli ovulatori nella donna. Vediamo cosa può essere utile a favorire questa normalizzazione.
L’IMPORTANZA DEI RITMI CIRCADIANI E INSULINO RESISTENZA
Lo dicevano già gli antichi: rispettare la circadianità dei nostri ritmi è la via della salute. Dal punto di vista biologico siamo esseri solari: nelle ore di luce i nostri corpi trasformano le sostanze nutritive prese dal cibo e lavorano consumando moltissima energia a tutti i livelli (sia fisico che mentale). Nelle ore notturne, per compensazione, ci riposiamo recuperando le energie perdute e andando a “riparare” i distretti che ne hanno bisogno.
I principali ritmi biologici sono tre: sonno-veglia, attività-riposo, nutrimento-digiuno. Rispettarli significa non “imballare” i delicati meccanismi dell’organismo.
Se ad esempio tutte le sere mi ritrovo a cenare tardi e andare a dormire a notte fonda, questo creerà uno scompenso importante, dal momento che nelle ore serali e notturne l’organismo dovrebbe essere a riposo per permettere, tra le altre cose, al sistema immunitario di effettuare le riparazioni attraverso le cellule sentinella.
L’alterazione del ritmo sonno-veglia porta ad una alterata secrezione di insulina, con possibili fenomeni di insulino resistenza, attivazione dell’asse dello stress, condizione di obesità… come conseguenza del fatto che il corpo, privato del riposo, percepisce di dover essere maggiormente performante, e quindi avrà bisogno di maggiori zuccheri e di un deposito maggiore di grassi per la sua “riserva di emergenza”.
In particolare, si è visto che nell’uomo l’obesità associata ad insulino resistenza altera la spermiogenesi, ovvero la produzione di spermatozoi. Mentre nella donna è strettamente collegata all’ovaio policistico.